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Tutto cambia ma niente cambia.

Occhei, devo fare una premessa: Amici di G+, lo so…Non era questo il titolo che vi sareste aspettati di vedere, ma sarà il prossimo articolo…Loggiuro. Bene, detto questo, torniamo a parlare di cose…Hum…”serie”

Questo pomeriggio, dopo essere andato a fare una panoramica, sono andato a prendere le caramelle per mia sorella (età: 27 anni) al bar dell’oratorio. Per arrivare sul posto, ho attraversato una stradina adibita al passaggio di pedoni, biciclette e motocicli. Questa stradina di…cento, centoventi metri, dà la possibilità a chi lo volesse di sedersi all’ombra degli alberi a cazzeggiare.

Ed è stato sulla panchina più vicina al bar che ho visto un gruppo di ragazzini (15/16 anni al massimo) seduti lì, a fumare sigarette e parlare del più e del meno. Vedendo quella scena mi è tornato in mente quando, al loro posto, c’eravamo noi (con “noi” intendo quelli della mia età) e come prima di noi ci fossero le generazioni dei nostri fratelli e ancora prima un’altra generazione. È una sorta di passaggio comune a tutti (o quasi), come se fosse insito in noi dover transitare da quelle panchine durante la fase di maturazione che, inevitabilmente, ti allontana dal luogo in cui hai passato la tua infanzia e parte della tua adolescenza.

Fino a…Sette, otto anni fa, al loro posto c’ero io con i miei amici. Ci si trovava lì e chi voleva fumare (perché faceva indubbiamente figo, all’epoca) fumava, chi voleva cazzeggiare, cazzeggiava ma sempre con spirito di gruppo. Era lì che si decideva il da farsi. Era lì che stavamo quando non avevamo nulla da fare. Ed è stato sempre lì che il gruppo ha iniziato a sfaldarsi segnando la chiusura di un “ciclo” per lasciar posto alle generazioni posteriori alla nostra. E infatti, passato un anno, quel posto era già stato occupato da “facce nuove” che si emancipavano, si distaccavano e diventavano quello che noi eravamo prima.

Come dicevo sopra, questo spostarsi dall’oratorio alle panchine in stradina, sembra quasi far parte di un bagaglio culturale presente all’interno di tutti i ragazzi che transitino di lì. Tutti compiono quella prassi per dare una continuità ad una tradizione nata e consolidatasi negli anni. Su quelle panchine si è lontani dal controllo asfissiante degli adulti, ma non abbastanza per sfuggirgli del tutto. È un primo passo simbolico verso la maturità e l’indipendenza a cui miriamo. Ovviamente, mentre facciamo questo primo passo, non siamo conosci di ciò che rappresenti veramente e, nella stragrande maggioranza dei casi, lo accettiamo come una cosa naturale, un normale passaggio da una fase all’altra della nostra vita. Ed è stato mentre riflettevo su queste cose che ho capito che tutto cambia ma niente cambia.

Possono cambiare i protagonisti, ma la scena sarà sempre quella indipendentemente dagli interpreti. La variazioni sono minimali ed ininfluenti ai fini della storia. E se per caso, capitasse a qualcuno di passare di là, potrebbe succedere che, con un sorriso un po’ nostalgico, si ricordi di quando c’era lui, su quelle panchine.

Questo è quanto.

Cya.

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Io non ci sto!

All’inizio questo post doveva essere un elenco delle cose di cui non mi fregava un cazzo, poi mi sono reso conto che il tutto sarebbe stato davvero troppo lungo e ho mutato il titolo e l’argomento del post. La domanda legittima è “Cosa non ti va bene?” e a questa domanda, ci sono svariate risposte che più o meno approfonditamente tratterò.

Partiamo dalle persone che si professano di Sinistra e…Leggono “Avvenire”. No, mi dispiace se leggeste quel giornale, non sareste di Sinistra. Avvenire è il giornale ciellino per eccellenza…Non potete basare le vostre informazioni su una testata dichiaratamente e universalmente legata al mondo clericale e dire “Hurr Durr io sono di Sinistra, Berlusconi merda, herp derp Monti massone”. Ah, e badate bene, nemmeno le persone davvero di Sinistra possono fare un’uscita infelice come quella tra virgolette.

E questo ci porta subito al punto dopo: Gli anti-Monti. Prendiamo dei dati il più possibile oggettivi: Pre-Monti, l’Italia era sull’orlo del fallimento. Non eravamo a livello Grecia, ma quasi. Dopo l’arrivo di Monti, l’Italia si è risollevata e ha dato il via ad una serie di manovre (certo non molto eque) che dovrebbero portare ad una trasformazione radicale del mercato del lavoro. Inutile spiegarvi che per quanto possa essere brutto pagare più tasse, andare in pensione tot. anni dopo, vedere il costo della vita aumentato, se nei precedenti diciotto anni si fosse fatto qualcosa in più e meglio, probabilmente non saremmo arrivati a questo punto. Colpa di Monti? Non credo. Colpa di Berlusconi? Non solo. Colpa della Sinistra? Anche. Colpa di chi ha permesso a Berlusconi di salire al potere? Sì, ma non basta. Il vero problema è un altro.

E questo vero problema, probabilmente, è la mentalità degli italiani. Perché attenersi rigidamente alle regole (le leggi) se appena si riesce a trovare una scappatoia la si sfrutta? Perché dover rinunciare ai propri vantaggi a favore di altri? L’italiano ha sempre ragionato così. È sempre stato molto individualista e ha sempre cercato un modo di aggirare le regole, di trovare il percorso più facile. Quando si parla di sistemi tedeschi o sistemi scandinavi nel mondo del lavoro, per quanto in teoria siano una bella cosa, temo che in Italia non funzionerebbero. Sfiducia immotivata? Non direi. La dimostrazione la si ha sotto gli occhi tutti i giorni.

Mi allontano per un attimo dal mondo politico per passare ad un’altra cosa che mi perplime da sempre: perché le migliori menti del paese per “diventare qualcuno” sono dovute emigrare? Possibile che in Italia la ricerca e la cultura siano viste solo come una risorsa su cui tagliare e non investire? Alcune delle più grandi menti del mondo, sono italiane. E in patria hanno avuto le possibilità che, in uno stato “civile e avanzato” quale dovrebbe essere il nostro, gli hanno offerto all’estero? Assolutamente no.

E in ultima analisi, mi soffermerò sulla piaga della società moderna…I social network (escluso G+, lì non c’è un cazzo di nessuno e posso spammare in libertà). Voglio dire, io lì ho incontrato due dei miei migliori amici eppure…Eppure c’è gente che ha migliaia di amici solo davanti ad uno schermo. Bene o male, per quanto io sia un culo peso, sedentario, asociale e quant’altro, quattro o cinque amici da incontrare ce li ho…C’è chi invece, per davvero, si fa una vita virtuale perché la sua vera vita non è come vorrebbe. C’è gente che sta attaccata a fb (grazie agli “smart”phone) 24/7. C’è gente che sta su Twitter (e questo è un chiaro segno di squilibrio mentale) per “cinguettare” cazzate in 150 caratteri (dovreste fare come me, usate un blog…Avreste tutti i caratteri che volete, per dire cazzate). Quanti ragazzi preferiscono stare attaccati davanti al piccì piuttosto che leggere un “noioso” libro? Quanti preferiscono stare attaccati al piccì piuttosto che andare a fare una passeggiata? Troppi, anche se fossero due, sarebbero sempre troppi.

Ed è davanti a queste cose che…Io non ci sto! (cit.)

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