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Esposizione Mediatica

Come avevo anticipato, oggi mi occuperò di nuovo di politica. O meglio di un aspetto assurdamente invasivo (quasi virale) che caratterizza ogni campagna elettorale: la massiccia presenza in televisione dei candidati alla presidenza del Consiglio dei Ministri. In particolare, vorrei concentrarmi sulla presenza di un candidato lungamente sparito dalla scena pubblica per poi ricomparire con un ruolo non ben chiaro.

Ebbene sì, sto parlando di Silvio Berlusconi. Il nostro beneamato ex presidente del Consiglio, infatti, negli ultimi tempi ha raccolto una quantità di presenze televisive non indifferenti. Presenze che gli hanno permesso di riguadagnare consensi che si erano sempre più assottigliati col passare del tempo.

Coglierò l’occasione sia per soffermarmi (piuttosto marginalmente) sulle sue uscite e, soprattutto, sull’effetto che queste hanno sull’elettorato. Un effetto sorprendentemente positivo, nonostante le proposte da lui fatte ricadano nel più spicciolo populismo e nella più assoluta demagogia. Effetto che, nei sondaggi, mostra come il PDL sia in rialzo e stia rapidamente recuperando voti, tornando ad essere il secondo partito in Italia (complice anche il crollo, non inaspettato ma improvviso, di M5S).

Ciò che va avanti a ripetere da quindici giorni a questa parte è cosa nota a tutti e quindi eviterò di ribadirlo qui, ciò che mi interessa è però l’effetto che ha sul pubblico degli elettori/cittadini. Nonostante i diciotto anni di disastroso governo di questo grande carrozzone, nonostante una delle maggioranze più ampie della storia repubblicana, nonostante le promesse fatte agli elettori disattese o con un impatto terribile sul paese nel medio/lungo periodo, appena il “Pifferaio” inizia a suonare la solita canzoncina, che sentiamo dalla sua discesa in campo, gli italiani come tanti topini obbedienti si mettono a seguire il ritmo impostogli.

Mario Monti è convinto che gli italiani abbiano imparato a diffidare dal suono del piffero di Berlusconi, ma io non ne sono per nulla convinto. A fortificare la mancanza di convinzione in questo, ci sono da una parte i sondaggi e dall’altra la scarsa fiducia che ripongo nell’elettore medio italiano. Elettore medio italiano in cui nasce la tentazione di dar di nuovo fiducia alla coalizione guidata da Silvio Berlusconi e di cedere alle lusinghiere promesse di abolizione dell’IMU e di un abbattimento delle tasse.

Accanto all’elettore medio va poi inserita quella fascia di popolazione che rientra nella categoria dei “berlusconiani”: individui che pendono dalle labbra del loro messia/idolo e che hanno la tendenza a sparire subito dopo il voto o rinnegare (almeno in pubblico) il loro beniamino. Chi pensa che il “berlusconismo” sia finito, infatti, non tiene conto dello zoccolo duro che qualunque cosa accada, sarà pronto a dare il sostegno al Cavaliere in modo più o meno palese.

Questo sostegno è ascrivibile al massiccio impiego di metodi di propaganda che sono un ottimo mix tra psicologia, marketing e recitazione a cui Berlusconi dedica massima attenzione e cura. Ogni gesto, ogni comportamento di fronte a delle telecamere è attentamente studiato da un team di psicologi che consigliano il prode ex presidente su come comportarsi e cosa fare per attirare (nel bene o nel male) l’attenzione dei cittadini/pubblico.

A questi elementi si aggiunge un problema piuttosto importante che i mezzi di informazione. Come tutti ben saprete, Berlusconi è proprietario di tre delle principali reti in chiaro, oltre che di alcuni giornali. Questo porta (almeno in due telegiornali su tre) ad avere una serie di informazioni corrotte da faziosità e riportate in modo tale da mettere in buona luce il buon B. A controbilanciare questo elemento, tendenzialmente, si ha però un gruppo molto folto di giornali/trasmissioni televisive/reti che fanno l’esatto contrario: fanno di tutto per screditare Berlusconi e l’aria politica che rappresenta. A confermare il pessimo stato dell’informazione di casa nostra, è stato l’indice Freedom House che nel 2011 ha segnalato come l’Italia fosse semi-libera a livello di libertà di stampa (questo è dovuto a quanto indicato sopra, riguardo a B. e al possesso di media e, curiosamente, è passato quasi sotto silenzio, nonostante si sia l’unico paese dell’Europa Occidentale ad essere in questa condizione, oltre alla Turchia).

A questo punto, la domanda legittima è: c’è un modo per evitare che il cittadino medio venga tratto in inganno dalle promesse di Berlusconi? La risposta, fortunatamente, è affermativa. Per controllare l’applicabilità delle proposte di un candidato o la veridicità delle sue affermazioni durante un dibattito, negli States, si ricorre alla pratica del Fact Checking. Questa pratica è svolta da giornalisti che si occupano esclusivamente di dimostrare che quanto detto durante un dibattito sia vero o meno, controllando tutto il materiale a loro disposizione (articoli di giornale, resoconti di organi di governo, resoconti di banche e così via). In questo modo, il giorno dopo, sarà disponibile per tutti una “scansione” dell’intervento del candidato di turno per vedere quanto sia affidabile o quanto non lo sia.

Per quanto “banale” possa apparire una soluzione del genere, è probabilmente quella più efficace per contrastare demagogia, populismo o ricostruzioni piuttosto fantasiose a cui siamo stati abituati in questi anni e che in questi ultimi giorni ci sono state propinate di nuovo.

Concludo il post con un appello a tutti: qualunque cosa venga detta da un politico in campagna elettorale, indipendentemente dal suo e dal vostro colore (politico), fatevi un favore e cercate di controllare che quanto venga detto sia vero.

Questo è quanto.

Cya.

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