Scrittobre – Giorno 1

Bosco Profondo

Uno stormo di uccelli volava verso ovest, mentre il sole tramontava. Il cielo era arancione e blu scuro, il giorno stava cedendo lentamente il passo alla notte. Le chiome degli alberi, dipinte dei colori autunnali, iniziavano ad incupirsi. Gli ultimi aliti di vento accompagnavano tra gli alberi il suono delle voci dei bambini che si stavano scambiando gli ultimi saluti, dopo esser stati richiamati dai loro genitori. Uno di loro, però, si era attardato più degli altri ed era rimasto solo. Il bimbo si guardava attorno con aria perplessa. Sul suo volto era dipinta un’espressione quasi comica. Non riusciva più a trovare il suo cappello e se ne avesse perso un altro, l’ennesimo, sua madre lo avrebbe sicuramente sgridato. Doveva trovarlo e in fretta. Si mise in ginocchio e iniziò a rovistare nel prato sempre meno illuminato. Era così concentrato nella sua ricerca che non si accorse nemmeno che la punta della lingua stava facendo capolino tra le sue labbra. Il bosco lì vicino gli aveva sempre messo un po’ d’ansia a causa delle storie che gli erano state raccontate sin da quando era piccolo. “Comportati bene o gli abitanti del bosco ti porteranno via da mamma e papà” gli dicevano quando faceva i capricci. Non che lui credesse a quelle storie, chiaramente… Ma era inevitabile quella sensazione di disagio che lo accompagnava ogni volta che era lì da solo. Dagli alberi alla sua sinistra, distanti una decina di metri da lui, sentì provenire uno scricchiolio. Il bambino alzò di scatto la testa e guardò nella direzione da cui proveniva il suono. Non vide nulla. La sua ricerca riprese, più affannosa e rapida. Se non avesse trovato il cappello in breve tempo, se ne sarebbe andato a casa. Meglio essere sgridati dalla mamma che… Di nuovo quel rumore, stavolta alla sua destra. Il bimbo alzò di nuovo la testa. Ancora una volta gli sembrò di non vedere nulla. Questa volta però, non ne era così sicuro. Si alzò in piedi e strinse gli occhi per penetrare l’oscurità tra gli alberi. C’era qualcosa lì…
Combattuto tra paura e curiosità, il bimbo si avvicinò lentamente al limite del bosco. Il cappello e la sua ricerca erano già stati dimenticati. La sua attenzione era focalizzata su quel mistero. Improvvisamente, dalle tenebre, emersero due occhi verdi e luminosi. Il bambino si lasciò sfuggire un sussurro di sorpresa e fece per voltarsi e scappare. “Non vorrai andare via senza il tuo cappello, vero?” Disse una voce musicale. Il bambino si voltò e scosse la testa lentamente “La mamma si arrabbierà moltissimo se ne perdi un altro, giusto?” Il bambino fece di sì con la testa, incapace di parlare. Una mano pallida emerse dall’ombra, stringendo il cappello del bambino “È proprio qui! Vieni a prenderlo”. Il bimbo iniziò ad avvicinarsi lentamente. Più si avvicinava, più la figura diventava visibile: aveva luminosi occhi verdi, la carnagione pallida, le orecchie a punta e sul viso era dipinto un sorriso benevolo. Raggiunta la mano che reggeva il cappello, il piccolo si allungo per prenderla. Il braccio si allontanò da lui “Avvicinati… Non avere paura!”. Il bambino si fermò un attimo, insicuro, prima di avvicinarsi ancora un po’. Sul volto della persona nel bosco si disegnò un ghigno e mentre il bambino si avvicinava, iniziò ad arretrare “Vieni a prendere il cappello!”. Il bambino iniziò ad accelerare il passo per quanto fosse possibile con le sue gambe ben più corte, ma la figura continuava ad arretrare, rimanendo però sempre ben in vista. Improvvisamente, il bambino si accorse che c’erano altre persone come quella che teneva in mano il cappello e tutti lo guardavano con dei sorrisi sul volto. Il piccolo provò a voltarsi per uscire, ma la strada gli era sbarrata da due di quelle strane persone “Non puoi tornare a casa senza il cappello! La mamma ti sgriderà!” esclamarono con tono cantilenante. Il bambino fu spinto sempre più nel profondo del bosco, cercando di raggiungere il suo cappello senza mai riuscirci. Ormai stanco e spaventato, stava per mettersi a piangere quando dietro alla figura che teneva in mano il suo cappello ne apparve un’altra, più alta e con espressione severa. Il suo sguardo si soffermò per un attimo sul bimbo per poi spostarsi sugli altri presenti. Disse qualcosa di incomprensibile per il bambino e tutto divenne improvvisamente nero.
Il rumore del canto di uccelli svegliò il bambino. Si alzò di scatto e si guardò intorno confuso: ricordava di essere entrato nel bosco per recuperare il suo cappello e di essere stato circondato da strane persone… Eppure, ora era in camera sua e il cappello era sulla sedia di fronte a lui coi suoi vestiti. Il bambino concluse semplicemente che era stato solo un brutto sogno e si concesse un sospiro di sollievo, prima di andare dai genitori a raccontare questo strano incubo. Se solo avesse avuto la pazienza di controllare i suoi vestiti con più attenzione, si sarebbe reso conto che il suo incontro con gli abitanti del bosco era stato molto reale: aghi di pino e foglie secche erano rimaste attaccate agli abiti e una piccola spilla d’argento era stata appuntata sul berretto.

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